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Salvo

  • Exhibition
  • 23 March 2007 - 1 July 2007
Salvo, L’uomo che spaccò la statua del Dio 1972
La GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea dedica un’ampia mostra antologica all’opera di Salvo, artista siciliano ma torinese d’adozione.
Sempre sviluppando un percorso autonomo e caratterizzato da un suo personale modello linguistico, Salvo a partire dagli anni Settanta attraversa le diverse esperienze artistiche dominanti in quella stagione, dall’Arte Povera all’Arte Concettuale al Minimalismo, fino ad un anacronistico ritorno alla pittura, in grande anticipo rispetto al movimento della Transavanguardia.

Questo ricco e complesso itinerario creativo è presentato attraverso un centinaio di opere scelte dal Direttore del Museo, Pier Giovanni Castagnoli, curatore della rassegna.

La mostra parte con il proposito di restituire all’opera di Salvo la giusta collocazione nell’ambito delle esperienze degli anni Settanta. Questo è il decennio in cui la ricerca dell’autore, nel confronto continuo con gli artisti della stessa generazione attivi a Torino, e con i quali Salvo intreccia intensi rapporti di frequentazione e amicizia, ha rappresentato una visione fortemente alternativa.

Anticipatore di un atteggiamento autoreferenziale e autocelebrativo che avrà fortuna negli anni Ottanta e Novanta, Salvo nel maggio 1970 si autoritrae, ornato di aureola, in atto di benedire di fronte al paesaggio di Lucerna (Benedizione di Lucerna, 3 foto su alluminio). La forte ironia dell’azione, insieme al tema religioso affrontato, costituiscono il leitmotif della sua ricerca successiva.

Insieme al ciclo delle Lapidi in una delle quali Salvo iscrive: IO SONO IL MIGLIORE e in un’altra: SALVO E’ VIVO, l’artista si impegna, sempre all’inizio degli anni Settanta con la serie dei 12 autoritratti, a inserire, tramite fotomontaggi, la sua immagine su fotografie tratte da alcuni scatti celebri. Impersona così il ruolo del bandito Giuliano, del panettiere di Pasolini, di guerrigliero, ufficiale nazista, aviatore russo, fino a giungere, a partire dal 1973 con il ritorno alla pittura in una produzione che rivisita la storia dell’arte, a sostituire, in dipinti di iconografia religiosa, il volto dei santi rappresentati con la propria effige.

L’intento di Salvo è a questo punto riproporre testi dell’arte classica e il recupero della tecnica della tradizione, attraverso il rifacimento dei grandi maestri del Quattrocento. Così, riprendendo il percorso già iniziato nel 1970 con l’Autoritratto come Raffaello, dipinge se stesso come San Giorgio che uccide il drago (da un dipinto di Raffaello) o come San Martino (Autoritratto come S. Martino del 1973), o San Michele, fino alla grande tela del 1974, Il trionfo di San Giorgio, in cui cita l’opera di Vittore Carpaccio.

Da quel momento l’arte dell’autore è andata via via sviluppando una ricerca sulla pittura sempre più incline a riappropriarsi degli strumenti propri del suo linguaggio, con la produzione di numerosi cicli di opere di forte presa immaginativa: negli anni Settanta le serie dedicate alle Italie, alle Sicilie, ai Tricolori e alle Rovine, con echi alla pittura Metafisica e in seguito Futurista, senza tralasciare i rimandi a temi mitologici, come ad esempio I giganti fulminati da Giove (1977) e Apollo e Dafne (1978).
A partire dagli anni Ottanta il suo lavoro si rivolge allo studio delle strutture urbane, con dipinti emblematici tra cui i cicli dedicati agli Interni con Funzioni Straordinarie, alle Stazioni e alle Fabbriche, ai Bar, ai Flipper e infine ai paesaggi diurni e notturni con caratteristiche oniriche in cui, fino alla produzione attuale, utilizza uno schema semplificato e colori squillanti.

Un corposo catalogo edito per i tipi della GAM accompagna la mostra, presentando, oltre alle riproduzioni di tutte le opere esposte, una vasta antologia del lavoro dell’autore ed esaustivi corredi critici e filologici.