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Giovani collezionisti 2a edizione

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  • 14 September 2010 - 1 January 2011

Quando incominciai a frequentare la scuola, il mio interesse per la storia naturale e specialmente il desiderio di far collezioni era ben sviluppato. Tentavo di trovare il nome delle piante e facevo raccolta di ogni sorta d'oggetti: conchiglie, sigilli, bolli, monete e minerali. La mania di far collezioni, che può condurre un uomo a diventare un naturalista sistematico, un cono¬scitore d'arte oppure un avaro, era molto pronunciata in me e sicuramente innata, poiché nessuno dei miei fratelli o sorelle ha mai avuto tale gusto. Charles Darwin, naturalista

I piccoli frammenti di marmo e porfido che sin da bambino cominciai a raccogliere costituiscono gli inizi della collezione di iscrizioni e di antichità classiche di cui oggi sono circondato a Mentana Federico Zeri, storico dell’arte

Questa è l’esistenza del collezionista, sempre in tesione dialettica tra i due poli del disordine e dell’ordine. Walter Benjamin, filosofo

Io non sono un collezionista. Raccolgo certe opere perché le amo, mi interessano e coincidono con la mia visione della vita. Non sono io che cerco le cose che mi interessano, che vado verso di loro. Io non cerco nulla. Sono le cose che vengono da me. Arturo Schwartz, critico d’arte

Io ho cominciato a collezionare draghi il giorno in cui in un negozietto ho visto una statuetta di drago: sembrava che mi chiamasse. Allora l'ho comprata ed ecco che è cominciata la mia collezione. Quel drago mi ricorda il mio primo giorno di scuola. Giorgio, 10 anni, scuola primaria L. Fontana

Fin da bambini ci comportiamo come dei curatori museali, osservando, scegliendo, conservando, selezionando, scambiando, mostrando ad altri. Questo bisogno di controllare il mondo ed in un certo modo di comprenderlo e di significarlo ci accompagna lungo il corso della vita. L’attenzione a questo iniziale rapire dal mondo attraverso il possesso si posiziona prima o in contemporanea al vero gusto del collezionare, altro passaggio presente nella vita di ogni bambino. Che cosa collezionano i bambini? Di tutto, e tutto assume la veste di brandelli di mondo scelti, posseduti per conoscerlo meglio e imparare a orientarsi. Alla sera, in un angolo della casa, queste prime collezioni improprie prendono vita e si articolano in serie, semplicemente riguardandole o giustapponendole, o anche dimenticandole là dove erano state lasciate. In questo riflettere e selezionare, in questo racchiudere in un altro luogo osservando in modo nuovo, in questo estrapolare dal flusso della realtà si può già intravedere il gesto del museo. Le collezioni vivono del principio della seralità, del tentativo di completare un insieme che si vorebbe finito; si aggiunge un tassello alla volta mentre si cerca pazientemente di ricomporre un puzzle. Nel collezionare entrano in gioco varie azioni: possedere, contare, ammirare, studiare, conoscere, collegare, completare, - solo per citarne alcune - ma è proprio nell’unire categorie di oggetti posizionandoli in insiemi significativi che si colloca la specificità di questa molteplicità di atti. Questi insiemi, che trasformano il singolo oggetto in segno, sviluppano un discorso che diventa simbolico, estetico, culturale e che conduce strettamente ad una prima riflessione sulla funzione stessa del museo.

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