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Esposizione – GIADE CINESI. L’arte rivelata dalla scienza

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  • 6 Aprile 2017 - 16 Luglio 2017
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PROROGATA FINO AL 16 LUGLIO

Esposizione realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Chimica dell'Università di Torino

Al primo piano di Palazzo Mazzonis, vengono esposte per la prima volta 14 giade cinesi che si collocano stilisticamente in un arco cronologico che va dal Neolitico al XVI secolo.

Dalla pluriennale collaborazione tra il MAO e i dipartimenti scientifici dell’Università di Torino, nel 2016 è nato il progetto di approfondimento storico-artistico e di diagnostica non invasiva di un gruppo di giade cinesi in possesso del Museo.

Finora questi manufatti non erano entrati a far parte del percorso espositivo a causa di seri dubbi di autenticità - la giada è uno dei materiali più difficili da datare e da autenticare - e anche per questo motivo i falsi abbondano sul mercato.

Per gli antichi Cinesi il corrispettivo termine 玉 yu indicava genericamente una pietra di rara bellezza e dal particolare splendore: i manufatti erano spesso realizzati in altri minerali semi-preziosi, magari meno duri e compatti della vera giada. L’ideogramma yu è composto dal carattere 王 wang, “re”, con un puntino aggiunto: un’insegna regale, che denota qualità come bellezza, virtù, onore e purezza. Le caratteristiche visive e tattili della giada ne hanno da sempre fatto un perfetto talismano, carico di supposte proprietà magiche, curative, protettive. Nelle culture più antiche questo materiale, indice di status sociale, aveva un significato particolare in ambito funerario come segno di incorruttibilità e longevità. Si aggiunga la difficoltà di lavorazione della giada, ha certamente contribuito a rafforzare la preziosità, il senso di ammirazione e l’aura di sacralità.

L'esposizione temporanea, che apre al pubblico il 6 aprile al MAO Museo d’Arte Orientale, presenta i 14 manufatti e i risultati della ricerca ottenuti grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Chimica dell'Università di Torino. Il lavoro ha portato alla loro suddivisione a seconda del periodo di realizzazione e del grado di autenticazione, spiegando come si è giunti a tali determinazioni incrociando il dato stilistico e quello diagnostico.

Le analisi effettuate su ogni oggetto sono state microscopiche e chimico-fisiche, basate sull'interazione della materia con radiazioni elettromagnetiche, quali la radiazione luminosa (spettroscopie) o i raggi X (diffrattometria). Tutte quetse indagini non richiedono prelievi di materiale e quindi non sono distruttive.

Le analisi sono state condotte da Gabriele Vellano sotto la guida di Eliano Diana e Roberto Giustetto (Università di Torino); lo studio è stato realizzato da Sara Bortoletto con il coordinamento di Marco Guglielminotti Trivel (MAO) che ne ha curato anche l’esposizione insieme al prof. Diana.

Ingresso all’esposizione con biglietto del museo.