Nuova esposizione di kesa nella Galleria Giapponese
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- 13 Febbraio 2014 - 28 Marzo 2014
Il MAO Museo d’Arte Orientale dispone di una collezione di kesa giapponesi, preziosi mantelli rituali buddhisti, generosamente donati dal Dott. Claudio Perino nel 2006 e nel 2010. Tre di questi sono attualmente esposti al secondo piano della galleria giapponese e il 18 febbraio 2014 verranno sostituiti per motivi conservativi.
I tessuti, anche se in misura minore dei dipinti su carta o su seta, richiedono comunque di essere messi periodicamente a riposo perché le fibre si distendano dopo l’inevitabile stress dell’esposizione museale. Il MAO ha adottato delle teche con piano inclinato per evitare eccessive tensioni del filato, ma queste sono stoffe molto delicate e richiedono attenzioni particolari: in molti esemplari infatti una parte della decorazione è stata ottenuta avvolgendo i fili di seta con strisce sottilissime di carta ricoperte d’oro.
Dal 18 febbraio saranno dunque riproposti al pubblico tre kesa pregiati a riposo da diversi anni: il più antico, a motivi floreali dorati, è datato 1772 da una dedica a inchiostro sulla fodera; il più grande (115 x 210 cm), che raffigura piccoli draghi, risale anch’esso all’ultima parte del periodo Edo (1603-1868); il terzo, infine, ritrae draghi e fenici alternati ad elementi floreali, e presenta i sei tipici inserti quadrati in una seta diversa da quella del resto del manufatto.
Motivi floreali dorati
Raso di seta, filati di seta e metallici, cm 114,5 x 148.
Periodo Edo (1603-1868), datato 1772.
Mantello da monaco buddhista (kesa) formato da pezze di seta di colore bruno cucite insieme. Si tratta di una stoffa preziosa e leggera, piuttosto sobria nonostante il largo uso di filati metallici, che mostra fini disegni floreali simmetrici rispetto a grandi fiori centrali. Il ricorso a tessuti preziosi è piuttosto comune per i kesa giapponesi: da essi i monaci ricavano strisce che poi assemblano, rispettando così, almeno idealmente, il precetto di povertà della Dottrina che prevedeva l’uso di stracci e stoffe di risulta. La fodera in taffetà, che scolorendo ha assunto una colorazione rosa-arancio, è anch’essa il risultato dell’assemblaggio di grandi pezze rettangolari. Vi si trova scritta ad inchiostro una dedica, datata “un giorno propizio dell’ottavo mese, anno 9 dell’era Meiwa”, corrispondente al 1772. Le dimensioni ridotte del manufatto, tuttavia, fanno credere che possa essere stato confezionato agli inizi del XVIII secolo. Una delle difficoltà nella datazione di un kesa è che la stoffa da cui è ricavato può essere molto più antica, anche di molti decenni, della data di creazione del prodotto finito.
Motivi circolari di draghi
Raso di seta, filati di seta e filo d’oro ritorto, cm 115 x 210.
Periodo Edo (1603-1868), metà XIX secolo.
Mantello da monaco buddhista (kesa) con fodera in taffetà di seta verde chiara. Il fondo blu scuro è decorato a motivi di molteplici draghi (ryu) avvolti ad anello su loro stessi, ognuno circondato da tralci vegetali con peonie in fiore. Questo ornato alquanto omogeneo in seta policroma è impreziosito da rade foglie pentalobate di gelso, ricamate in oro sopra il tessuto. La loro stessa presenza suggerisce che il kesa sia stato confezionato a partire da una stoffa di kimono donata ad un tempio: la foglia di gelso (kaji) è infatti uno degli innumerevoli stemmi familiari (mon) dell’aristocrazia giapponese. I motivi benaugurali raffigurati sulla stoffa sono la peonia, il più nobile dei fiori, e il drago, il più nobile degli animali. La simbologia collegata al drago è ricchissima, in Giappone come in tutta l’Asia orientale: emblema del principio maschile (yang in cinese), rappresenta il punto cardinale Est e la primavera; è associato agli effetti benefici del vento, della pioggia e delle nuvole.
Motivi floreali, draghi e fenici
Tessuto in seta e oro a strisce, fodera in cotone ocra, cm 114 x 197,5
Periodo Edo (1603-1868), secondo quarto XIX secolo.
Mantello da monaco buddhista (kesa) a sette fasce verticali. Sullo sfondo ocra del mantello si alternano in file orizzontali grandi peonie (obotan), fiori di pruno (ume), draghi e fenici. I draghi sono avvolti ad anello (ryumon) tra nuvole e simboli augurali, quali corno di rinoceronte, monete appaiate e gemma sacra. Le fenici in volo riprendono il dinamismo rotatorio dei draghi attraverso le loro lunghe code piumate disposte ad anello attorno al corpo. I sei inserti (shiten e niten) sono in raso operato di seta grigia, e raffigurano ciascuno una pianta di loto (renge): i contorni dei fiori e delle foglie, così come la cornice interna del ritaglio, sono broccate con sottili striscioline di carta dorata (tecnica kinran); queste riprendono, impreziosendolo, il cromatismo dello sfondo. La fodera del kesa (non originale) è di tela di cotone ocra compatta, laddove spesso si trova solo un leggero taffetà.