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Rotazioni di dipinti e stampe nella galleria giapponese

  • Mostra
  • 27 Luglio 2012 - 4 Settembre 2012

Nella lunga vetrina che introduce alla Galleria Giapponese sarnno esposti due emakimono, “rotoli di pittura”. Questi sono una forma di espressione artistica importata in Giappone dalla Cina, dove il formato orizzontale è quello normalmente utilizzato anche per i testi scritti: il lettore srotola lentamente il “libro” su un ripiano con la mano sinistra e lo riavvolge con la destra, fruendo quindi di volta in volta di una porzione di testo che è pari all’apertura delle sue braccia. Allo stesso modo, i rotoli dove la pittura è preminente sono fatti perché l’osservatore ne fruisca personalmente in un processo di svolgimento che in molti casi (come quello presentato qui a parete) implica una successione quasi filmica delle immagini nella loro composizione o della storia narrata nel suo svolgimento. Il senso di lettura è sempre da destra a sinistra.
_Tetsuo Somon (1791-1872), scuola di pittura Nanga: Studio per dipingere piante di orchidea. Inchiostro su carta. Periodo Edo, datato 1862. Collezione privata.
_Okajima Rinsai (1791-1865), scuola di pittura Kano: Studi di paesaggi, fiori e uccelli. Inchiostro e colori tenui su carta. Periodo Edo, datato 1858-1861. Collezione privata.


Nella sala principale al secondo piano saranno sostituiti i kakemono (dipinti da appendere in formato verticale), tra i quali:
_Teisai Hokuba (1771-1844)
Danza Niwaka nel quartiere dei piaceri a Edo, inizio XIX secolo.
Inchiostro e colori su carta, cm 90,5 x 28,5 (montatura cm 173,5 x 43).   L’opera, dipinta ad inchiostro e colori sfumati nel formato del rotolo verticale da appendere (kakemono), raffigura tre donne danzanti in cerchio, ognuna delle quali tiene in mano un ventaglio pieghevole che reca scritto il carattere “niwaka”. Tale termine, che significa “improvviso, improvvisato”, è anche il nome di un genere di danza a contenuto trasgressivo che veniva eseguita dalle cortigiane del quartiere Yoshiwara a Edo (l’attuale Tokyo) verso la fine dell’estate. L’occasione per tale evento era offerta dalla festa del Bon, una commemorazione dei defunti originatasi nell’ambito del buddhismo popolare. Il soggetto e lo stile di quest’opera rivelano esplicitamente la sua pertinenza all’ambito dell’ukiyo-e, l’arte informale tanto amata dalla borghesia del periodo Edo (1603-1868) e che in Occidente è nota soprattutto per gli esiti della stampa policroma. L’autore, Teisai Hokuba, era stato d’altronde allievo del grande Katsushika Hokusai (1760-1849), uno dei maggiori rappresentanti di questa corrente.


Al secondo piano del percorso espositivo del Giappone sarà completamente rinnovata la galleria della stampe, tra le quali sarà esposta:
_Kitagawa Utamaro (1754-1806)
Due cortigiane di Daimonjiya, 1798 circa
Xilografia policroma, cm 39 x 26.  
Kitagawa Utamaro è unanimemente riconosciuto come il più grande ritrattista di belle donne (bijinga) nell’ambito dell’ukiyo-e a cavallo tra XVIII e XIX secolo. Fu allievo di Toriyama Sekien (1712-1788), visse e lavorò a Edo (l’attuale Tokyo), fu uno dei primi autori giapponesi ad essere conosciuto e apprezzato in Europa nell’ultimo quarto dell’800. Durante l’era Kansei (1789-1801), Utamaro pubblicò centinaia di ritratti femminili a mezza figura (okubie) come quelli qui presentati. Si tratta di due geisha (cortigiane) della casa di piacere Daimonjiya a Edo, dalla serie Seiro bijin meika awase, un titolo traducibile prosaicamente come “"Appuntamento con belle donne famose nelle case di piacere". Oltre al titolo della stampa e della serie, scritte in alto a destra, più in basso si leggono ancora la firma di Utamaro e due timbri rotondi: quello in alto è “kiwame”, il sigillo censorio in uso tra ‘700 e ‘800; in basso invece il sigillo dell’editore Iwato-ya Kisaburo di Edo.